Studiare il latino e il greco: la traduzione

Lo studio del latino e del greco è utile sia per chi si dedica a studi umanistici sia per chi è orientato verso studi scientifici. Suddette lingue hanno una storia antichissima, più che millenaria, e permeano profondamente il lessico di molte lingue moderne. L'apprendimento delle lingue classiche rappresenta un importante patrimonio culturale, che alimenta incessantemente il mondo contemporaneo, a cui dobbiamo lo sviluppo del pensiero filosofico, politico, scintifico e culturale. Eppure il latino e il greco sono, per la maggior parte degli studenti, un ostacolo nel percorso di studi, perché vengono riscontrante difficoltà nello studio della grammatica e, in particolar modo, nella traduzione, momento di verifica e messa a terra di tutte quelle regole grammaticali studiate a livello teorico. Tradurre, quindi, risulta essere uno scoglio arduo da superare, perché è la sintesi di una serie complessa di operazioni mentali. Pertanto, dopo aver acquisito le competenze sintattico-grammaticali funzionali alla comprensione e alla traduzione dei testi, sarà operazione necessaria ritrovare, nel testo, tutti gli elementi utili a ricavare il significato autentico dell'opera da tradurre. L'attività di traduzione, quindi, dopo una prima fase nella quale si individuano i nessi logico-sintattici e grammaticali, passa a una seconda fase più profonda, nella quale si confronta, si verifica, si sceglie la soluzione dopo aver considerato alcune variabili, magari anche a livello lessicale. 

In conclusione, riassumiamo quali sono le operazioni necessarie per tradurre.

1) Lettura attenta del testo, al fine di cogliere il senso generale del brano

2) Individuazione della struttura sintattica dei periodi: proposizioni princiapale, coordinata, subordinata. Di seguito, di ogini proposizione effettuare l'analisi grammatica e logica

3) Traduzione. Dopo aver consultato il vocabolario, cercare il senso esatto di ogni proposizione, evidenziando quei punti che rimangono "oscuri" e che rappresentano una criticità.

4) Momento finale. Rsoluzione degli ultimi dubbi relativi ai punti oscuri e momento di revisione linguistica del testo, rispettando sempre la centralità del testo. 

Ciò che è importante è che la traduzione debba essere fedele al testo e resa in una lingua corretta ed espressiva. 

Annamaria

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CHE STRESS!!! Anche i più giovani sono stressati, mica solo gli adulti!

Secondo diversi studi psicologici condotti negli ultimi anni, uno dei momenti nella vita in cui siamo maggiormente soggetti a situazioni stressanti è proprio durante l'adolescenza.

Infatti è stato studiato come gli adolescenti sperimentino un forte stress motivato "dalle enormi aspettative dei genitori e della società".

È molto importante saper riconoscere in tempo i sintomi in modo che non si trasformi in un grosso problema.
Il rischio infatti è quello di incorrere in depressione, ansia o altre malattie, o di cercare di alleviarle con metodi non proprio salutari.

Per quanto i giovani tendano a mostrarsi sicuri di sé, in fondo spesso si muovono in un grande mare di dubbi e insicurezze.
Certo, è normale, tutti siamo in preda a questi sentimenti, ma la delicata fase adolescenziale ingrandisce le dimensioni dei problemi.

Le motivazioni più comuni che scatenano stress e pensieri negativi nei più giovani sono: paura di fallimenti in ambito scolastico, pubertà, problemi familiari ed economici, mancanza di autostima, sovraccarico di attività extra scolastiche.

Non è quasi mai facile riconoscere lo stress.
Ci si sente male in generale, ma non si riesce a dare un nome a quello che sta accadendo.
Per questo motivo, bisognerebbe fare attenzione alla presenza di alcuni dei sintomi da stress, come stanchezza cronica con sensazione di malessere, eccessiva autocritica, cinismo, irritabilità e negatività, esplosioni futili di rabbia, insonnia, problemi respiratori.
Inoltre lo stress può essere causa di emicrania e mal di testa di tipo tensivo oltre ad altri fattori come il consumo eccessivo di caffè ed alcol, il fumo o la mancanza di attività fisica. 

È importante capire che lo stress è un problema per tutti e che dobbiamo imparare ad accettare e risolvere i momenti difficili della nostra vita.
Bisogna imparare a combattere lo stress!

  • Identificare la causa dello stress è la prima cosa da fare.
    Se ad esempio la causa è sentirsi sopraffatti dallo studio, è molto utile organizzare bene il lavoro e fare un buon piano, magari chiedendo aiuto con tutoraggio, ripetizioni o aiuto compiti.
  • Fissare obiettivi realistici aiuta ad abbassare qualsiasi tipo di pressione.
  • Un altro infallibile modo per combattere lo stress è divertirsi.
    Trovare un passatempo sia da soli che in compagnia, è un toccasana.Lo sport è un ottimo modo per combattere lo stress. Basta capire se si è portati per quelli di squadra o per allenamenti individuali.
  • Trovare uno spazio senza stress dove potersi rilassare è molto importante.
    L’ideale sarebbe un luogo tranquillo e silenzioso, dove poter stare da soli e magari a contatto con la natura. 
  • Sbarazzarsi delle tensioni che non servono eliminando tutte quelle piccole cose inutili che portano via tempo, aiuterà a focalizzarsi sulle cose davvero importanti.
  • Parlare con amici, familiari, insegnanti, esperti... insomma, se sembra semplice come soluzione è perché lo è davvero: parlare aiuta a sfogarsi e chissà che un buon consiglio sia proprio la cosa di cui abbiamo bisogno!  

Ricorda infine che ci sono 168 ore in una settimana.
Con la pianificazione tutto può essere fatto, ma non esagerare: il riposo ed un buon sonno non sono da sottovalutare.

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S.O.S Compiti - 4 princìpi fondamentali per aiutare il vostro bambino

Molto spesso durante il periodo della Scuola Primaria, il momento dei compiti è un tasto dolente per la famiglia. Per essere d'aiuto ecco 4 princìpi fondamentali per creare un buon rapporto e vivere al meglio l'apprendimento di - e con - il vostro bambino:

1. Stabilite un orario fisso da dedicare ai compiti il quale non sia immediatamente dopo la scuola in modo da lasciare un pò di tempo libero per rilassarsi. Importante ricordare che il tempo dei compiti è un tempo preciso e limitato durante il quale ci si impegna in assenza di distrazioni: una volta terminati i compiti si può tornare a giocare! Questo non vuol dire che non ci possano essere pause, ma esse devono essere funzionali: una pausa merenda per rigenerarsi, una piccola uscita in giardino per respirare aria pura, per esempio.

2. Create un ambiente utile alla concentrazione, ovvero un ambiente innanzitutto silenzioso a partire dalla televisione spenta, ai fratelli più piccoli che possano giocare in uno spazio diverso o nel rispetto dello studente impegnato (Provate a mettervi nei panni di uno studente e a concentrarvi mentre qualcuno parla, telefona, guarda la tv: ci riuscite?!) ed infine, da non sottovalutare, il vostro telefono in modalità silenziosa o, ancora meglio, non utilizzato mentre vi rendete disponibili nell’aiuto nei compiti: Non dimenticate che l’esempio parte sempre dall’ adulto!

3. Create un ambiente tranquillo anche dal punto di vista emotivo: evitate di correggere o spiegare un esercizio ponendovi come superiori e soprattutto di criticare l’Essere del bambino in quanto può portare ad avere un’errata visione di Sé e delle proprie capacità che possono influenzare tutto il percorso futuro. Partite dall’idea che l’aiutare il vostro bambino nei compiti è un dedicare tempo per stare-con, per accompagnarlo in questo aspetto della crescita per lo più didattico ma allo stesso tempo educativo. Stare-con significa, tra le varie cose, garantire quel supporto utile in caso di necessità in uno spazio per apprendere in autonomia: non sostituitevi a lui! Rispettate il suo modo e tempo per apprendere e ricordate che anche l’apprendimento è basato sull’errore quindi poter sbagliare, accettare di sbagliare e trovare la modalità, ma soprattutto l’impegno per comprendere l’errore diventa fondamentale.

4. Ricordate che apprendere deve essere gioia! Questo non significa che bisogna per forza ridere, scherzare o giocare per imparare, ma creare quell’ ambiente esterno ed interno per coltivare la passione per lo studio e non vedere i compiti come il mostro del pomeriggio.

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Come ti immagini la scuola del futuro?

La scuola del futuro: un concetto che alimenta la nostra immaginazione, suscita speranze e ci spinge a riflettere sulle trasformazioni che potrebbero migliorare l'esperienza educativa. In un mondo in costante evoluzione, dove la tecnologia avanza a passi da gigante e le esigenze della società cambiano rapidamente, è naturale chiedersi quale forma assumerà l'istruzione nei prossimi decenni. Immaginare la scuola del futuro ci porta a esplorare diversi aspetti, dall'architettura degli edifici all'approccio pedagogico, dalla tecnologia utilizzata alla mentalità dei docenti e degli studenti. Vediamo insieme alcune possibili direzioni in cui potrebbe svilupparsi il sistema educativo del domani.

1. Personalizzazione dell'apprendimento

Una delle tendenze più promettenti per la scuola del futuro è la personalizzazione dell'apprendimento. Immagina una classe in cui ogni studente ha un percorso educativo adattato alle proprie abilità, interessi e ritmi di apprendimento. Grazie all'intelligenza artificiale e ai sistemi di analisi dei dati, gli insegnanti potrebbero creare lezioni su misura e fornire feedback immediato, permettendo a ciascun alunno di raggiungere il massimo del proprio potenziale.

2. Apprendimento esperienziale e pratica

La scuola del futuro potrebbe abbracciare sempre di più l'apprendimento esperienziale e pratico. Lezioni in laboratori scientifici completamente attrezzati, progetti collaborativi che simulano situazioni reali e stage formativi presso aziende e istituzioni potrebbero diventare parte integrante del curriculum. In questo modo, gli studenti potrebbero sviluppare competenze concrete e acquisire una conoscenza più approfondita del mondo che li circonda.

3. Tecnologia avanzata

La tecnologia continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nella scuola del futuro. Immagina aule dotate di dispositivi interattivi, realtà virtuale e aumentata utilizzate per rendere le lezioni più coinvolgenti e immersive, piattaforme online che consentono agli studenti di accedere a risorse didattiche da qualsiasi parte del mondo e strumenti di comunicazione che favoriscono la collaborazione e lo scambio di idee tra docenti e studenti.

4. Flessibilità e accessibilità

La scuola del futuro potrebbe essere caratterizzata da una maggiore flessibilità e accessibilità. Lezioni online, corsi a distanza e programmi di istruzione ibrida potrebbero offrire agli studenti la possibilità di apprendere in modo più flessibile, adattandosi ai loro impegni e alle loro esigenze personali. Inoltre, l'accesso all'istruzione potrebbe essere ampliato grazie alla democratizzazione della conoscenza e alla riduzione delle barriere economiche e geografiche.

5. Sviluppo delle competenze del futuro

Infine, la scuola del futuro dovrebbe preparare gli studenti per il mondo del domani, fornendo loro le competenze necessarie per affrontare sfide complesse e prosperare in un ambiente in continua evoluzione. Oltre alle conoscenze accademiche, sarà essenziale sviluppare abilità come la pensiero critico, la creatività, la collaborazione e la resilienza, che diventeranno sempre più importanti nel mercato del lavoro del futuro.

In conclusione, immaginare la scuola del futuro ci offre l'opportunità di riflettere sulle potenzialità e le sfide che ci attendono. Sebbene il futuro sia sempre incerto, una cosa è certa: l'istruzione continuerà a essere un pilastro fondamentale della nostra società, e sarà compito di tutti noi contribuire a plasmarla in modo che sia inclusiva, innovativa e in grado di preparare le nuove generazioni per un mondo in rapida trasformazione.

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DIPENDENZA DAI VIDEOGIOCHI? NO, GRAZIE IO GIOCO IN MANIERA INTELLIGENTE!

Oggi affrontiamo un tema molto discusso sul quale pare che ci siano fazioni ben schierate l’una (genitori) contro l’altra (figli): l'utilizzo dei videogiochi.

Infatti se pur esista una vera e propria dipendenza dai videogame, bisogna cercare di capire dove stia la linea di confine con il loro normale utilizzo ed accettare che apportino anche dei benefici.

E la soluzione non è il proibizionismo, ma proporre invece valide e stimolanti alternative ed incoraggiare il ragazzo nelle proprie scelte.
Vediamo come assieme!

Non si può negare che la dipendenza sia ormai entrata ufficialmente a far parte delle classificazioni diagnostiche più importanti.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito il "gaming disorder", ossia l'uso compulsivo dei videogiochi, nella International Classification of Diseases (ICD), classificazione internazionale delle patologie, definendolo come "una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita".

Un utilizzo distorto ed eccessivo quindi può portare ad una dipendenza talvolta talmente forte da compromettere lo svolgimento di tutte le altre normali attività quotidiane, la salute fisica e le relazioni sociali.

Quando si può parlare di uso compulsivo e come si innesca il circuito della dipendenza?
Qui arriva il punto cruciale sul quale porre particolare attenzione.


Non è certo l'uso in sé dei videogiochi che deve essere vietato.
Giocare in maniera intelligente infatti, può attivare una serie di capacità cognitive come il problem solving, l’attenzione prolungata e la reattività. Molti videogiochi, in modalità in multi-player permettono ai ragazzi di giocare contemporaneamente con i loro amici anche quando non sono fisicamente vicini.
Questo può favorire la cooperazione e il rispetto degli spazi, delle regole e dei tempi dell’altro, aiutarli a gestire le frustrazioni e ad affrontare le sconfitte.

Per questa ragione è fondamentale comprendere il confine tra gioco e dipendenza.

Il disagio si manifesta quando avviene un utilizzo continuativo e sistematico che prende il sopravvento, occupa gran parte della giornata e finisce col sostituirsi ad ogni attività quotidiana.
Isolarsi dalle relazioni, modificare le proprie abitudini, evadere dalla quotidianità, avere esplosioni di rabbia, sono alcune delle problematiche che vivono i giovani con dipendenza.
Non si tratta quindi solo del numero di ore trascorse davanti agli schermi.

Il circuito della dipendenza cresce in modo graduale, si tratta di un avvicinamento lento e inesorabile che tende infine a strutturarsi.

Piuttosto che attaccarli, è meglio capire assieme come sfruttare la capacità di vivere in multitasking, senza perdere l’aderenza con la realtà.

Da entrambe le parti, ci si dovrebbe ricordare quali sono i veri valori e le cose importanti per tutti, soprattutto per gli adolescenti: socializzare, sperimentare cose nuove e affrontare il mondo.

Per questo una valida alternativa è quella di avere un hobby!

Offre uno sfogo allo stress e si può concentrare l’energia accumulata in qualcosa di positivo.
Ottima opportunità di incontrare altri coetanei, scoprire nuovi interessi, sviluppare abilità personali e divertirsi.

Vediamo assieme qualche idea?!

Leggere! è importante per tutte le età vero, ma leggere le cose che ci interessano davvero può aiutarci in futuro per comprendere meglio i nostri interessi.

Scrivere! ottimo modo per usare le proprie capacità creative, per esprimere pensieri e sentimenti. Utile per iniziare a proporre a noi stessi nuove idee e perché no, soluzioni ad eventuali problemi che dobbiamo affrontare.

Suonare uno strumento! memoria, motivazione, perseveranza, pazienza e soddisfazione, giusto per citare pochi dei tanti aspetti che questa attività può migliorare.

Fare da tutor! insegnare ad altri studenti un argomento particolare o una materia nel quale si è particolarmente bravi, può essere motivante e può far guadagnare dei soldi extra. È un’ottima cosa da aggiungere ad un curriculum, poiché dimostra responsabilità e capacità di essere leader.

Progetti fai da te! semplici da realizzare, attraverso piccoli e personali progetti si può esprimere la propria personalità. Inoltre il prodotto finito può essere fonte di un guadagno extra se venduto!

 

Quindi non resta da fare che “abbassare le armi” in questa guerra e rendersi conto delle reali problematiche ma anche delle capacità personali dei ragazzi, incoraggiandoli in quello che possa dare loro la giusta motivazione per arricchirsi come persone.

Lorenza M.

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