Esami di maturità i temuti orali: la Chiave del successo è una preparazione infallibile

Prepararsi per l'orale di maturità 2025 può essere come affrontare un'epica battaglia contro un drago chiamato “ansia”. È la fase in cui gli studenti, dopo la prima e la seconda prova, si preparano per il confronto diretto con la commissione, un momento di grande tensione e incertezza.

Questo confronto, che somiglia ad un'intensa interrogazione, richiede in media circa 50-60 minuti, ma la sua durata può variare.

Se la commissione è stremata, potreste essere messi sotto torchio per circa 30 minuti, se è particolarmente esigente, i tempi potrebbero allungarsi. 

Dettagli sul colloquio 

Il colloquio si articola in quattro parti fondamentali:

  • Analisi di un materiale selezionato dalla commissione: potrebbe trattarsi di un testo, di un documento, di un problema o di un progetto;
  • Domande della commissione: una serie di domande mirate a testare la vostra preparazione e comprensione delle materie;
  • Domande di Educazione civica: argomenti che spaziano dalle leggi italiane ai principi costituzionali;
  • Presentazione dell'esperienza di PCTO: l'esposizione della vostra esperienza di Percorsi per le Competenze Trasversali e per l'Orientamento (ex alternanza scuola lavoro), attraverso una relazione o una presentazione multimediale.

Prepariamoci per l'orale di Maturità 

Quando il giorno fatidico si avvicina, l'interrogativo principale che sorge in ogni ragazzo è “sarò in grado di mostrare tutta la mia preparazione senza cedere alla pressione?”.

La paura di commettere errori e la preoccupazione, sono ovviamente degli stati d’animo comprensibili.

Come affrontare con determinazione e precisione le sfide intellettuali proposte dalla commissione?

Consigli per fronteggiare con calma e sicurezza l'esame orale 

1) Il ripasso delle materie: preparate gli argomenti con cura, poiché nonostante il poco tempo a disposizione, la chiarezza e la completezza saranno i vostri migliori alleati;

2) Fate un elenco degli argomenti, spuntando quelli già affrontati: riservatevi un po' di tempo per gli ultimi dettagli;

3) Create una tabella di marcia: organizzate gli studi in maniera cadenzata, lasciando spazio per un giorno libero, se possibile;

4) Utilizzate schemi, riassunti e mappe concettuali; 

5) Mettete alla prova le vostre conoscenze: fatevi interrogare da un compagno o affrontate dei test di maturità per verificare la vostra preparazione;

6) Preparate argomenti extra oltre alla tesina: potrebbe essere un'opportunità inaspettata durante l’orale;

7) Esercitatevi con simulazioni: fare delle simulazioni con amici o parenti può aiutarvi a familiarizzare con l'ambiente dell'orale e a testare le vostre conoscenze;

8) Assistete agli orali dei compagni: potrebbe essere una fonte di ispirazione o un modo per capire quali domande potrebbero essere poste;

9) Riposate il giorno prima dell’orale per arrivare freschi e concentrati alla prova;

10) Dulcis in fundo, ricordate che l’abito fa il monaco. Che vi piaccia o no, anche il vostro look sarà attenzionato. Dunque, siate sobri, essenziali e soprattutto fate attenzione che i vostri capi siano lindi e pinti.

E il giorno fatidico?

Prima di iniziare l'esposizione, distribuite a ogni commissario una mappa del vostro percorso, affinché chi vi ascolta possa seguire meglio il vostro discorso senza interrompervi o guardarvi con aria interrogativa;

Mantenete un tono di voce alto e sicuro.Cercate di non tremare e di non mangiarvi le parole: i professori potrebbero prenderlo come un segno di scarsa preparazione. Scandite bene ogni parola: vi aiuterà ad avere maggiore consapevolezza di quello che state dicendo; 

Rispondete con sicurezza e se c'è qualche punto su cui non vi sentite del tutto preparati, non temete di ammetterlo. È meglio esprimere le proprie conoscenze con chiarezza piuttosto che cercare di bluffare;

Mantenete la calma: respirate profondamente prima di  parlare. La tensione è comprensibile, ma cercare di mantenere la tranquillità aiuta a ragionare meglio e a esporre le proprie idee in modo più chiaro;

Siate aperti alle domande: preparatevi ad affrontare domande inaspettate. Mostrare flessibilità e capacità di adattamento può essere altrettanto importante quanto la conoscenza dei contenuti;

Imparate dagli errori: se commettete un errore, non disperatevi. Prendetelo come un'opportunità per imparare e spiegare come avreste affrontato la situazione diversamente, dimostrando maturità e capacità di autovalutazione.

Sfidando il "drago"

L'orale di maturità insomma, è una prova importante, ma affrontare la commissione con sicurezza, mantenendo la calma e dimostrando padronanza degli argomenti può fare la differenza. Consideratelo come un viaggio da intraprendere, affrontando il “drago dell’ansia" con l'armatura della preparazione e la spada della fiducia nelle vostre capacità.

 

Comment

Il sei, la pagella e la valutazione formativa

Arriva il mese di giugno. E puntuale, insieme a esso, il momento più temuto dagli studenti: la pagella, i "voti", i "debiti". Un intero anno di scuola, con i suoi alti e bassi, racchiuso in un numero. Del resto, si è sempre fatto così, no? E spesso si tende a considerare questa cifra come se rappresentasse davvero il valore dello studente, e non piuttosto la sua capacità di svolgere un determinato compito in un determinato momento, seguendo determinate indicazioni. E non è questo il momento per parlare di quanto aleatori siano questi concetti.

Valutare non è contare. Eppure, nella maggior parte delle scuole italiane, la valutazione si riduce spesso a un numero. Un 6 per dire “sufficiente”, un 4 per dire “hai sbagliato”, un 9 per dire “bravo”. Ma cosa raccontano davvero questi numeri? E cosa provocano nella mente di uno studente?

Immaginiamo due alunni: Giulia ha preso 4 in storia. Ha studiato, ma è andata in ansia durante l’interrogazione. Suo padre le dice che “non si impegna abbastanza”, lei si convince di essere “negata”. Matteo, invece, prende 8 in scienze: è soddisfatto, ma non sa bene perché ha preso 8, né cosa avrebbe dovuto fare per arrivare a 9. Entrambi ricevono un numero, ma nessuno dei due riceve un aiuto per migliorare davvero. La valutazione sommativa, quella dei voti, dei test standardizzati, delle pagelle, non spiega, non guida, non educa. Etichetta.

La valutazione formativa, invece, racconta una storia diversa. È quella che si fa ogni giorno in classe, quando l’insegnante ascolta le domande degli studenti e capisce dove si sono fermati. È quella che si fa quando si restituisce un compito con osservazioni puntuali: “Hai spiegato bene la causa, ma prova a sviluppare meglio la conseguenza”. È quella che valorizza i processi: l’impegno, la capacità di chiedere aiuto, la creatività di un approccio. È una valutazione che non arriva alla fine, ma accompagna il percorso, che non punisce l’errore, ma lo analizza e lo trasforma in strumento di crescita. E che non si limita a un approccio numerico: un esercizio corretto vale due punti, per cui ne servono tre per raggiungere la sufficienza. No. Si valutano piuttosto il progresso, il percorso personale e la capacità di superare le difficoltà. Valori che, tra l'altro, rimarranno per tutta la vita, e non rappresentano soltanto la capacità di risolvere un'equazione di secondo grado, o la conoscenza mnemonica dei paradigmi dei verbi irregolari in inglese.

Molti studenti, soprattutto quelli con difficoltà di apprendimento o fragilità emotive, vivono i voti come una minaccia. “Se prendo un brutto voto, deludo tutti”. “Se non arrivo almeno a 6, allora non valgo nulla”. È facile dire che “devono imparare ad accettare le critiche”, ma è altrettanto facile dimenticare che la scuola è anche il luogo in cui si forma l’identità personale. Un voto negativo ripetuto può diventare una profezia che si autoavvera. Se non credo in me stesso, smetterò di provarci.

Un sistema valutativo centrato solo sui voti produce conformismo: chi ha già buoni risultati tenderà a mantenere il livello, senza rischiare. Chi parte in difficoltà, invece, si convincerà di non poter cambiare il proprio destino. In questo contesto, l’apprendimento autentico perde terreno: si studia per il voto, non per comprendere. Si memorizza per sopravvivere alla verifica, non per costruire sapere. Un fallimento educativo secondo tutti i punti di vista.

Valutare in modo formativo richiede più tempo, più attenzione, più umanità. Non basta dire “bravo” o “non va bene”. Bisogna entrare nel merito, spiegare, motivare. Richiede anche di coinvolgere lo studente, di abituarlo all’autovalutazione: “In cosa pensi di essere migliorato? Cosa non ti è riuscito bene? Cosa potresti fare diversamente la prossima volta?”. Così lo si rende protagonista, non spettatore passivo del proprio apprendimento. E magari si riesce in quello che dovrebbe essere lo scopo principale dell'istruzione: trasmettere l'amore per la conoscenza, e le capacità necessarie per proseguire in un percorso di apprendimento che dura tutta la vita.

Non si tratta di abolire i voti, ma di metterli al loro posto: alla fine, come un possibile riassunto di un percorso, non come unica voce che lo definisce. Il voto non è il giudizio sull’alunno, ma solo uno strumento (tra tanti) per dare un’indicazione. La vera valutazione educativa è quella che, giorno dopo giorno, alimenta la curiosità, sostiene la motivazione e rende visibili i progressi, anche quelli piccoli e invisibili a un numero.

In un’epoca in cui parliamo sempre più di personalizzazione della didattica, inclusione e benessere a scuola, continuare a ridurre la valutazione a una media aritmetica è una contraddizione. Perché se vogliamo che ogni studente cresca, dobbiamo iniziare a misurare non solo quanto sa, ma quanto riesce a imparare. E per farlo, serve uno sguardo formativo, non solo un registro elettronico pieno di cifre.

 Valentina La S.

Comment

La Guida Completa: Prepararsi agli Esami e Gestire lo Stress con Successo

É una verità innegabile: il periodo pre esami rappresenta un momento impegnativo per tutti.

Gli ingredienti per questa ricetta di stress? Lunghe giornate di studio “matto e disperatissimo”, buona dose di pressione e per finire una montagna russa di intense emozioni.

E questo mica vale solo per i giovani studenti!
Anche per gli adulti che si trovano a dover affrontare una prova non è certo... un gioco da ragazzi!

In questo momento decisivo, però, mantenere la calma e la lucidità può fare la differenza per... uscirne vivi.
Vediamo assieme qualche trucchetto!

Innanzitutto, gestire lo stress

Fortunatamente è possibile ridurlo ricorrendo ad alcune soluzioni, che devono essere in linea con la nostra persona.
Infatti l’importante è non forzarsi di adeguarsi a metodi che non sentiamo nostri.
Svagarsi con amici è un’ottima strategia per alleviare la tensione, prendere una boccata d’aria e farsi quattro risate è un toccasana.
Alcuni, al contrario, si sentono meglio a concentrarsi completamente sullo studio fino all’ultimo, altrimenti si sentirebbero di aver perso tempo.
Altri preferiscono di tanto in tanto prendersi delle piccole pause personali, coccolandosi e facendo qualcosa che le faccia sentire bene (un buon caffè, una breve passeggiata al parco, un ricco spuntino...)

Un altro aspetto cruciale è l’alimentazione.
Non starò ad elencare i benefici ormai noti di una dieta equilibrata, ma vi basti sapere che una buona alimentazione aiuta a mantenere alta la concentrazione e riduce i livelli di ansia.
Valgono le solite raccomandazioni: vitamine e minerali sono alleati, mentre zuccheri ed alimenti ultra-processati nemici.

Importanza dell’attività fisica

Fare movimento in modo regolare migliora memoria, attenzione ed apprendimento.
Non bisogna sottovalutare l’importanza dell’esercizio fisico, poiché aiuta a scaricare la tensione accumulata e ridurre lo stress.

Inoltre, ci si tiene in forma!
L’unica raccomandazione è quella di non esagerare con l’intensità, altrimenti si finisce per restare scarichi.

Meglio Soli o in Gruppo?

Si può dire che la maggioranza preferisca lo studio individuale.
Questo consente di concentrarsi sulle proprie lacune e di organizzare il tempo secondo necessità personali ed i propri ritmi.

Lo studio di gruppo, al contrario, offre un supporto morale e permettere di confrontarsi su concetti complessi che talvolta risultano difficili da comprendere.

Podcast: che scoperta!

È uno strumento innovativo sempre più apprezzato.
Ammetto di averlo usato pure io in preparazione ad un esame.

Coinvolgenti e spesso esilaranti, permettono di assimilare contenuti in modo dinamico, trasformando la preparazione in un’esperienza stimolante.
Discussioni approfondite e narrazioni accattivanti, offrono un nuovo modo di apprendere.

Però è anche vero che questo metodo non è adatto a tutti.
Infatti confesso che qualche volta mi lascio distrarre facilmente durante l’ascolto e mi perdo parte di quello che viene detto.
Rimanere concentrati resta quindi indispensabile.

Non aver paura di chiedere aiuto

È importante ricordare che nessuno è solo in questa sfida.
Condividere difficoltà e preoccupazioni con familiari, amici o mentori può fare una grande differenza.
Ammettere di avere bisogno di supporto è un segno di forza, non di debolezza ed aiuta a mantenere un approccio positivo.

Affrontare qualsiasi esame è un percorso impegnativo, ma con una pianificazione efficace, il supporto delle persone care e l’adozione di strategie mirate, è possibile superare questa tappa con successo e soddisfazione.

Il ruolo dei mentori e le prove

Chiunque sia il nostro mentore, gioca un ruolo fondamentale nella figura di guida e nella nostra preparazione;
purtroppo però non sempre il loro contributo è percepito come adeguato.
In ambito scolastico soprattutto, qualcuno può ritenere che alcuni argomenti cruciali siano stati trascurati.
Ma non abbiate timore a chiedere chiarimenti su dubbi specifici!

Le simulazioni, i test, le esercitazioni rappresentano un’opportunità preziosa per testare le proprie conoscenze e familiarizzare con le dinamiche della prova.

Questi sono alcuni consigli su come prepararsi al meglio ad affrontare una prova e gestire l’ansia.
Voi avete qualche trucchetto da lasciarci?
Un in bocca al lupo a tutti!

 Lorenza M.

Comment

Studiare all’Estero: l’Avventura che Fa Davvero la Differenza

Un’esperienza che cambia la vita 

Partire per studiare all’estero rappresenta molto più di un semplice soggiorno in un altro paese... non è di certo una vacanza! 
È un’esperienza che offre un’incredibile opportunità di crescita personale, culturale e linguistica. 
Lontano dalla tua zona di comfort, avrai la possibilità di sviluppare competenze fondamentali che ti accompagneranno per tutta la vita. 

I benefici personali 
Un periodo di studio all’estero aumenta l’autostima e aiuta a superare timidezze latenti... fidatevi di chi l’ha provato! ;-) 
Imparerai a gestire responsabilità quotidiane, come pianificare il tempo ed organizzare le attività scolastiche, accrescendo il tuo senso di indipendenza. Questa esperienza ti spingerà ad affrontare nuove situazioni ed a superare sfide che inizialmente potranno sembrare insormontabili. 

L’importanza delle relazioni internazionali 
Studiare all’estero significa anche poter entrare in contatto con persone da tutto il mondo! 
Queste amicizie internazionali rappresentano una ricchezza culturale inestimabile e consentono di scoprire punti di vista differenti. 
Interagire con persone di culture diverse aiuta a comprendere meglio le dinamiche globali, stimolando l’apertura mentale. 
Scoprirai quanto il mondo sia vario! 

Miglioramento linguistico e adattabilità 
Un altro aspetto fondamentale è l’immersione linguistica. 
Infatti vivere in un paese straniero consente di migliorare notevolmente la padronanza di una lingua, sia attraverso lo studio che grazie alla pratica quotidiana. 
Inoltre, adattarsi a una nuova cultura ed a un diverso sistema scolastico sviluppa capacità di problem-solving e resilienza, rendendoti più flessibile e capace di gestire gli imprevisti. 
Vedrai che cambiamento! 

Impatti sul futuro professionale 
Gli studenti che hanno vissuto un’esperienza di studio all’estero possiedono un vantaggio competitivo nel mondo del lavoro, è un dato di fatto. 
La conoscenza di una lingua straniera ad alti livelli, l’apertura mentale e la capacità di affrontare nuove sfide sono tutte qualità apprezzate dalle aziende, specialmente in un contesto sempre più internazionale. 
Questa esperienza può quindi aprirti la strada a sbocchi lavorativi interessanti e globali. 
Non puoi lasciartela scappare! 

Alle famiglie: un investimento per il futuro 
Seppur possa sembrare impegnativo, organizzare uno studio all’estero per i propri figli è uno dei migliori investimenti che una famiglia possa fare. 
Non si tratta solo di un percorso scolastico, ma di un’esperienza che arricchirà ogni aspetto della loro vita, preparandoli ad affrontare il futuro con una marcia in più. 
Parlarne con chi ha già fatto queste esperienze, potrà sicuramente aiutare a comprendere meglio di cosa si tratta. 
È normale avere dubbi o paure, ma vi posso assicurare che è una delle esperienze più incredibili che si possano fare! 
... 
Pronti a partire?! 

Lorenza M.

Comment

Il metodo Natura: insegnare il latino come se fosse una lingua viva. Vivissima.

Roma in Italia est. Italia in Europa est.

Chiunque, anche senza aver mai studiato latino, è in grado di comprendere il senso di queste frasi. Non c’è bisogno di vocabolario né di traduzioni: il significato si intuisce. Ed è proprio da queste parole che comincia un percorso alternativo all'apprendimento (e all'insegnamento!) del latino: il metodo Natura. Parole semplici, frasi elementari, strutture grammaticali ripetute più e più volte, fino a quando non diventano, per l'appunto, naturali.

Il latino, in questo approccio, non è un codice da decifrare, né un elenco infinito di regole da imparare a memoria, ma una lingua da comprendere direttamente. Come l'inglese, o come il tedesco. Come qualsiasi altra lingua viva. Il metodo, ideato dal danese Hans Ørberg, propone un’immersione totale nella lingua latina. Il suo libro Lingua Latina per se illustrata è scritto interamente in latino, ma strutturato in modo che tutto risulti chiaro anche a chi comincia da zero. Non ci sono traduzioni né spiegazioni in italiano: banalmente, non sono necessarie. Lo stesso libro viene proposto nella stessa identica forma nel mondo intero. Le parole nuove si capiscono dal contesto, dalle immagini apposte a lato, dalla ripetizione che, ogni volta, rende i termini un po' più specifici. Un po’ come imparare l’inglese guardando un cartone animato, o leggendo i testi delle canzoni: non ci si accorge di studiare, eppure si impara.

Lo studente segue le vicende quotidiane di una famiglia romana. Marco si sveglia, Iulia gioca, Cornelius legge. Si parla della casa, della scuola, del tempo, delle malattie, dei viaggi, degli dei. La lingua cresce con la storia: più la trama si sviluppa, più il lessico si arricchisce, più si diventa padroni del latino. Scenate di gelosia, regali, innamoramenti, piccoli incidenti e molto altro: vita vera. Con quel tocco di cultura romana che non può fare altro che affascinare anche lo studente meno propenso all'apprendimento.

Il metodo viene usato oggi da insegnanti in tutto il mondo, in via esclusiva o spesso affiancato ai percorsi scolastici tradizionali. Non sostituisce necessariamente lo studio della grammatica, ma cambia il modo in cui la grammatica viene incontrata: non più come una serie di regole astratte, ma come strumenti per capire ciò che si legge. Anche in un contesto di lezioni private o personalizzate, il Metodo Natura si presta particolarmente bene, sia per chi già affronta la materia a scuola, sia per chi magari vuole un'infarinatura preventiva in vista dell'inizio del primo anno di liceo. Ma anche per gli adulti che vogliono rinfrescare i vecchi ricordi, o che vogliono imparare qualcosa di nuovo. Inoltre, aiuta chi ha difficoltà con il latino scolastico, perché toglie la pressione della traduzione parola per parola, della tanto temuta "versione". Per non parlare poi della possibilità di iniziare da subito a parlare o a scrivere, senza dover attendere. Piace a chi è curioso, perché permette di leggere davvero in latino, senza attendere anni di studio. Stimola chi ama le lingue, perché si avvicina al funzionamento naturale del linguaggio.

Questo è uno degli effetti collaterali del metodo: il latino smette di essere distante, polveroso, scollegato dalla realtà, un mostro ostile spesso difficile da comprendere. Diventa uno strumento con cui raccontare cose anche molto semplici, quotidiane, perfino buffe. Se fosse possibile inventare storie semplici, divertenti, ambientate anche ai nostri tempi? Basta cambiare prospettiva: leggere il latino come si legge un racconto. Cercare il significato nel contesto, nella logica della frase. Lasciare che la lingua si riveli piano piano, come succede in tutte le lingue vere. Come potremmo tradurre "router"? O "Wi-fi"?

Unda invisibilis quae informationem per aerem vehit. Un po' lungo, forse, ma di sicuro effetto.

D'altronde, lingua latina non mortua est. Dormiebat.

Valentina L.

Comment

Vuoi rimanere aggiornato con il nostro blog? Iscriviti alla nostra newsletter!

Altri articoli che potrebbero interessarti

LA LIBRERIA