Insegnare la matematica agli studenti discalculici

Insegnare la matematica agli studenti discalculici rappresenta una sfida significativa per insegnanti e genitori, ma con i giusti metodi, e soprattutto con un approccio mirato e non giudicante è possibile migliorare l'apprendimento e rendere questa materia accessibile anche a chi ha difficoltà specifiche. La discalculia è un disturbo dell'apprendimento che influisce sulla capacità di comprendere e manipolare i numeri, rendendo complicati concetti come il calcolo, la memorizzazione delle tabelline e la comprensione delle operazioni aritmetiche di base. Non dimentichiamo però che un approccio corretto può permettere di far associare all'alunno un'esperienza positiva alla matematica!

Uno dei primi passi per insegnare la matematica agli studenti discalculici è... pensare fuori dagli schemi. Si possono coinvolgere diversi sensi per facilitare la comprensione dei concetti matematici, combinando l'uso della vista, dell'udito e del tatto. Per esempio, l'uso di materiali manipolativi come cubetti, blocchi o palline può aiutare a rappresentare fisicamente i numeri e le operazioni. Disegnare le operazioni, utilizzare applicazioni interattive o persino cantare canzoncine sulle tabelline può rendere il processo di apprendimento più coinvolgente e meno astratto.

L'uso del contesto e delle situazioni di vita quotidiana è un altro strumento efficace. Spesso, gli studenti discalculici faticano a collegare i concetti matematici con la realtà. Per ovviare a questo problema, è utile insegnare la matematica attraverso problemi pratici e situazioni reali, come fare la spesa, calcolare il resto, leggere un orologio analogico o seguire una ricetta. Questo permette agli studenti di comprendere il valore pratico della matematica e di sviluppare una maggiore familiarità con i numeri in un contesto più rassicurante e meno intimidatorio.

La chiave, come sempre, è l'attenzione ai bisogni dell'alunno e soprattutto la capacità di cogliere per ognuno i dettagli che lo rendono unico. Ogni alunno discalculico ha difficoltà differenti, e non esiste una strategia unica che funzioni per tutti. È quindi importante adattare il materiale e i tempi di apprendimento alle esigenze del singolo studente. Alcuni possono beneficiare di spiegazioni più visive, mentre altri potrebbero trovare utile l'uso di schemi e mappe concettuali. La ripetizione frequente e il rinforzo positivo sono fondamentali per consolidare i concetti, senza però far percepire l'apprendimento come un'attività frustrante. Se un alunno dimostra un interesse particolare per un determinato argomento, perché non usarlo come metodo?

L'insegnante ha un ruolo chiave nel creare un ambiente di apprendimento sereno e stimolante. Gli studenti discalculici spesso sviluppano ansia e insicurezza nei confronti della matematica, a causa delle difficoltà incontrate nel tempo e magari dell'atteggiamento giudicante di chi li ha seguiti. È quindi essenziale adottare un atteggiamento empatico e incoraggiante, evitando giudizi negativi o confronti con altri studenti. Premiare i progressi, anche piccoli, e mostrare pazienza può fare una grande differenza nel loro atteggiamento verso la materia.

L'uso delle tecnologie può essere un valido alleato nell'insegnamento della matematica. Esistono esercizi interattivi, giochi educativi e strumenti di calcolo semplificati. Questi strumenti possono aiutare a rafforzare le abilità matematiche in un modo meno convenzionale e più stimolante per gli studenti, riducendo lo stress associato ai metodi tradizionali di apprendimento.

Un altro elemento fondamentale è la gestione del tempo. Gli studenti discalculici spesso hanno bisogno di più tempo per elaborare le informazioni e risolvere i problemi matematici. Per questo motivo, è utile concedere loro tempi più lunghi per svolgere i compiti e sostenere le verifiche, senza penalizzarli per la loro lentezza nel calcolo. Inoltre, permettere l'uso di strumenti compensativi come calcolatrici o schede di riferimento può facilitare il loro percorso di apprendimento senza farli sentire inadeguati rispetto ai compagni.

La collaborazione tra scuola e famiglia è essenziale per garantire il successo scolastico di uno studente discalculico. I genitori possono supportare l'apprendimento in casa creando un ambiente positivo nei confronti della matematica, evitando di trasmettere ansia o pregiudizi sulla difficoltà della materia. Inoltre, il confronto costante con gli insegnanti permette di monitorare i progressi e adattare le strategie in base alle esigenze dello studente.

Infine, è importante lavorare sull'autostima dello studente. La discalculia può influenzare negativamente la fiducia in se stessi, specialmente quando l'apprendimento della matematica diventa una fonte di frustrazione. Sottolineare i punti di forza dello studente, valorizzare le sue capacità e aiutarlo a comprendere che le difficoltà non definiscono il suo valore è essenziale per mantenere la motivazione e la voglia di imparare.

Insegnare la matematica agli studenti discalculici richiede pazienza, creatività e un approccio individualizzato, ma con il giusto supporto è possibile aiutarli a sviluppare competenze matematiche funzionali per la vita quotidiana. Rendere la matematica accessibile significa non solo facilitare il loro percorso scolastico, ma anche offrire loro strumenti utili per affrontare con maggiore sicurezza le sfide future. Un insegnamento che dura davvero per tutta la vita!

Valentina L.

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Conquista la Tua Indipendenza!Ecco i Benefici della Postazione di Studio

Creare una postazione di studio all'interno della propria abitazione è fondamentale per favorire la concentrazione, l'autonomia e lo sviluppo del pensiero critico.
Questo spazio dedicato a se stessi, non solo migliora l'efficacia del lavoro, ma contribuisce anche alla crescita personale e all'indipendenza dei più giovani; mentre favorisce l’affermazione di chi è già inserito in un ambiente lavorativo.

Concentrazione e riduzione delle distrazioni

Una postazione di studio personalizzata e ben organizzata aiuta a minimizzare le distrazioni, permettendo di focalizzarsi meglio sulle attività da svolgere.
“Uno spazio ordinato favorisce una mente ordinata”.
Quante volte abbiamo sentito questo mantra?
Eppure che ci crediate o no, funziona proprio così!
Si riducono stress e distrazione ed aumenta invece la produttività.

Sviluppo dell'autonomia e della personalità

Disporre di questo spazio personale incoraggia l'autogestione e l'assunzione di responsabilità.
Questo ambiente permette di organizzare il proprio materiale, pianificare le sessioni di studio/lavoro e sviluppare un senso di proprietà sul proprio apprendimento.
Tali competenze sono essenziali per la crescita personale e la formazione di una personalità indipendente.

Miglioramento del ritmo

Infatti non siamo tutti uguali: ognuno di noi ha diversi modi ed approcci al lavoro e differenti tempistiche.
Per questo è fondamentale che la postazione sia personalizzata in base alle nostre peculiarità, evidenziando i punti di forza e limitando quelle che possono risultare “debolezze”.
Pertanto una postazione personalizzata consente di stabilire una routine efficace, adattata alle proprie esigenze e preferenze.
Questo favorisce un ritmo costante e sostenibile, evitando accumuli di lavoro e promuovendo una gestione del tempo più efficiente.
In più mettersi a lavoro con attorno cose che ci fanno stare bene, è una grande fonte di motivazione!

Promozione del pensiero critico

Uno spazio dedicato allo sviluppo di nuove idee offre l'opportunità di riflettere, analizzare e approfondire le informazioni in modo critico.
L'apprendimento personalizzato, che può essere facilitato da una postazione di studio su misura, incoraggia tutti a sviluppare competenze di auto-riflessione e consapevolezza, fondamentali per il pensiero critico.

Conclusione?

Investire nella creazione di una postazione personalizzata è un passo significativo verso il successo scolastico e la crescita personale di ognuno di noi, nessuno escluso.
Questo spazio non solo facilita l'apprendimento efficace, ma contribuisce anche allo sviluppo di competenze essenziali per la vita, come l'autonomia, la gestione del tempo e il pensiero critico.

Lorenza M.

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Cinque motivi per cui una vacanza studio all’estero è una MUST EXPERIENCE!

Agita e spaventa i genitori per una lunga serie di motivi: la paura della distanza, la mancanza di un controllo diretto, e ultima, ma sicuramente incisiva, l’ingenza della spesa economica. Eppure un’esperienza all’estero è un boost improvviso per la crescita e la responsabilizzazione di un adolescente, un’opportunità preziosa e imperdibile che si può rivelare uno dei migliori investimenti per l’educazione e la formazione.

Ecco quindi una sintesi dei 5 motivi per cui vale assolutamente la pena prendere in considerazione l’ipotesi di un viaggio studio all’estero:

  1. L’uscita dal nido: Essere soli in una nazione straniera crea inizialmente un forte disagio. Sapere che non basta una chiamata per essere raggiunti dai genitori, che sia per ottenere un passaggio oppure per risolvere un problema, è sicuramente un sentimento che destabilizza e inquieta. È però proprio questa sensazione di necessità di forza interiore che spinge a credere e a ricercare le proprie risorse personali, muovendosi spontaneamente verso una responsabilizzazione e una crescita di consapevolezza e fiducia in sé stessi.
  2. La responsabilizzazione: Uscire dal nido comporta essere adulti o per lo meno avere un’anticipazione di quello. Significa saper gestire il proprio tempo, il proprio spazio, i propri soldi e le proprie dinamiche. Scoprire come lavare i vestiti o come arrivare ad un appuntamento se non suona la sveglia, porta subito ad assaggiare la vita da adulti. Una prova generale che porta senza dubbio riflessioni e benefici. 
  3. La rottura della comfort zone: Piace a tutti, bambini, adolescenti o adulti. La zona di comfort dona sicurezza, protezione e placa i pensieri. Quando la vita costringe ad uscirne ci si ritrova spiazzati e spaesati, ma successivamente sprona e stimola e induce a crescere. Abituarsi a conoscere da giovani il lato positivo dell’out of the comfort zone, prepara al cambiamento e allena lo stimolo di adattamento. 
  4. Nuovi legami ed amicizie: Ogni relazione ci regala qualcosa, apre i nostri orizzonti e allarga la nostra conoscenza. Tendiamo a circondarci di persone che ci assomigliano e che la vedono come noi, ma sono proprio le amicizie sorprendenti e inaspettate quelle a creare i legami più profondi e duraturi nel tempo. Vivere un’esperienza all’estero apre la possibilità di creare contatti e relazioni ricche di novità e nuovi punti di vista. 
  5. Un vero full immersion linguistico: In Italia, si sa, i docenti di lingua straniera sono raramente madrelingua e quello che impariamo è un inglese, un francese, uno spagnolo o un tedesco, accademico, grammaticalmente corretto, ma privo di quella densità e freschezza della lingua parlata dai native speakers. Prendere il pane, ordinare al ristorante, chiedere informazioni o relazionarsi con i local, costringe a conoscere il cuore pulsante della lingua, la parte viva e in continua evoluzione, quella che mostra la vera forma mentis di un paese e di una popolazione che non sia la propria. Insegna ad esprimere i sentimenti, le idee e la gestualità corporea in un modo nuovo e diverso, aprendo la mente a nuovi schemi o rompendo quelli troppo rigidi già presenti. 

Un’esperienza all’estero quindi, che sia in un’host family, in un college o in un appartamento privato, è come un viaggio condensato che rimarrà indelebile nella memoria di chi ha la fortuna di viverlo. Può durare un paio di  settimane, un mese o un’estate, può essere a distanza di treno, di macchina o di aereo transoceanico, ma sarà senza alcun dubbio una parentesi di vita che rimarrà nei ricordi come un punto di svolta, un piolo più in alto della vita, una piccola tappa di crescita personale. 

Una Must Experience di cui si sarà sempre grati!

Eleonora G.

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Distrazioni Intelligenti: Quando le Pause Potenziano Studio e Lavoro

Le pause durante lo studio o il lavoro sono considerate momenti di distrazione da evitare nel modo più assoluto.
Non si mantiene la concentrazione, ci si sente meno invogliati, si perde tempo... ma non è sempre così!

Infatti, c’è un tipo di pausa che oltre ad offrire un sollievo temporaneo, arricchisce anche l'esperienza di apprendimento o lavorativa: la "distrazione a tema".
Questo approccio intelligente consiste nel dedicarsi brevemente ad attività correlate al compito principale, rendendo le pause non solo ristoratrici ma anche produttive!

Concentrazione e pause rigeneranti
Quando si rimane concentrati troppo a lungo, possono verificarsi un calo dell'attenzione e della produttività.
Si corre poi il rischio di non saper più andare avanti e non trovare la motivazione a portare a termine quello che si sta facendo.

Le pause regolari invece, al contrario di quello che si possa pensare, sono fondamentali per mantenere alta la performance e ridurre lo stress accumulato.
Infatti non c’è nulla di sbagliato nel prendersi una pausa rigenerante, anzi.
In questo modo diamo al nostro cervello il tempo di processare le informazioni acquisite, e magari riusciamo a vedere un problema nel quale eravamo intrappolati sotto un’altra prospettiva.

Il concetto di "distrazione a tema"
La "distrazione a tema" implica orientare le pause verso attività collegate al compito principale.
Ad esempio, uno studente che trova impegnativo o noioso lo studio dell'antica Grecia potrebbe prendersi una pausa per esplorare le divinità dell'Olimpo e tutte le loro curiosità.
Questo non solo offre un momento di relax, ma arricchisce anche la comprensione del contesto storico e culturale.
Analogamente, un professionista che affronta un compito monotono o pesante potrebbe cercare notizie divertenti o approfondimenti sul tema, rendendo l'attività più stimolante, significativa e completa.

Benefici della "distrazione a tema"
- Apprendimento integrato: approfondire aspetti correlati al tema principale facilita l'acquisizione di nuove conoscenze senza allontanarsi troppo dal focus iniziale;
- facilità nel riprendere il compito: poiché la pausa è tematicamente collegata, è più semplice ritornare all'attività principale con rinnovata concentrazione e interesse;
- aumento della motivazione: scoprire elementi nuovi e interessanti può ravvivare l'entusiasmo e la motivazione.

Implementazione pratica
- pianificazione delle pause: stabilire intervalli regolari, assicurandosi che siano sufficientemente brevi da non interrompere il flusso di lavoro, ma abbastanza lunghe da offrire un reale beneficio;
- scelta di attività pertinenti: optare per attività che siano direttamente o indirettamente collegate al compito principale, garantendo che la pausa sia educativa.

Hai ancora dubbi?
La "distrazione a tema" rappresenta un equilibrio tra pausa e produttività, offrendo un metodo efficace per mantenere alta la concentrazione e arricchire l'esperienza di apprendimento o lavorativa.

Integrando queste pause strategiche nella routine quotidiana, studenti e professionisti possono migliorare il loro benessere generale e la qualità del lavoro svolto.

Lorenza M.

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L’ARTE COME STRUMENTO TERAPEUTICO

Oggi vorrei parlare di qualcosa di cui molti di voi probabilmente si sono già accorti.

In modo inconscio sicuramente, ma è una cosa con cui abbiamo a che fare noi tutti e praticamente ogni giorno.

Avete presente quella sensazione di tristezza, malinconia, solitudine, che magicamente scompare quando suoniamo il nostro strumento preferito, ci mettiamo a dipingere usando mille colori oppure quando usiamo la nostra passione per creare e costruire qualcosa di nuovo?

Non è una casualità, ma una vera e propria cura per l’anima ed il corpo.

Sto parlando dell’arte in tutte le sue forme, usata come strumento terapeutico di guarigione!

Vediamo innanzitutto come viene definita questa forma terapeutica: è un insieme di trattamenti psicoterapeutici in cui il principale strumento è l’espressione artistica, in qualsiasi forma essa sia, in cui la finalità è promuovere la salute e favorire la guarigione.

Non importa quali e quante risorse vengano utilizzate; sono le potenzialità che ognuno di noi possiede ad essere le protagoniste, al fine di elaborare il proprio vissuto e gli stati d’animo esprimendoli creativamente.

Esternare quello che si porta dentro fornisce una maggiore conoscenza e consapevolezza personale.
Da sempre infatti l’arte è considerata una forma di comunicazione vera e propria.

Il focus dell’arteterapia è il processo creativo in sé, non il risultato.
Insomma, a nessuno importerà se il tuo disegno assomiglia più ad un Picasso o ad un Monet o se suoni qualche nota stonata o se ancora cucinando una torta non sarà come quelle viste in tv!

L'arte è, in sostanza, un’esperienza sensoriale carica di profondi contenuti personali.

Un approccio medico/psicoterapeutico all’arteterapia è molto importante.
La produzione artistica infatti può alleviare lo stress e l’ansia, creando una risposta fisiologica di rilassamento e modificando lo stato d’animo.

Il lavoro arteterapeutico però non può essere indipendente da un lavoro medico/psicologico: entrambi i percorsi vanno portati avanti contemporaneamente al fine di darsi supporto l’uno all’altro.

Ma quando si sono accorti che l’arte potesse fornire un sostegno così importante alla salute delle persone?
Come hanno capito che esprimere sé stessi potesse aiutare a stare meglio e far guarire da determinate patologie o emozioni negative?

Questo processo ha indubbiamente radici che risalgono molto indietro nella storia.
Il percorso delle arti creative e curative ha inizio fin dall’antichità.
Infatti l’essere umano ha sempre percepito il bisogno di esprimersi.

Ma è solo con l’avvento della psicoanalisi (primi anni del XX secolo) che incrementa l’interesse degli psichiatri per l’arte dei loro pazienti.

Si dovette però aspettare che Freud sviluppasse le sue teorie dell’inconscio e sulle immagini oniriche per poter creare una relazione tra psiche ed espressione visiva.
Il prodotto artistico viene quindi considerato uno specchio del mondo interno del paziente, delle sue strutture mentali e dei suoi processi psichici e la creazione artistica in diventa materiale di interpretazione per l’analista.

Anche Carl Jung si interessò a questo processo terapeutico.
Ma mentre Freud si concentrava sul prodotto artistico, Jung poneva l’attenzione sul processo creativo come mezzo per esprimere le immagini dell’inconscio.

Ma in seguito, le vere fondatrici dell’arteterapia vennero individuate come Margaret Naumburg e Edith Kramer.

M. Naumburg considerava l’espressione artistica un modo per manifestare le proprie fantasie inconsce.
Ai pazienti chiedeva di disegnare i contenuti dei loro sogni.
Dovevano rilassarsi e scarabocchiare su un foglio di carta, tracciando senza pensarci linee continue e fluttuanti senza mai staccare lo strumento utilizzato.

E. Kramer, considerava l'arteterapia come un mezzo di sostegno dell’Io, capace di favorire lo sviluppo dell’identità personale e di promuovere una crescita interiore.

Ai giorni nostri questa forma di guarigione viene affiancata dai vari approcci terapeutici, con lo scopo di promuovere l’autoconsapevolezza e l’accettazione di sé, sviluppare abilità relazionali e comunicative.

Quindi non vi è un’arte migliore di un’altra.
Non c’è un bravo artista o uno cattivo.
Quello che conta è stare meglio, crescere, esternare tutte quelle sensazioni ed esperienze negative.

Pertanto che siate propensi alla pittura, alla scultura, al canto, a cucinare, a suonare uno strumento, alla danza, non importa: l’obiettivo è trovare il vostro percorso personale di guarigione attraverso l’espressione del vostro vero Io.

Non serve essere esperti.
Bisogna solo essere esperti del proprio benessere.

Buona arte a tutti!

Lorenza M

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