L’ARTE COME STRUMENTO TERAPEUTICO

Oggi vorrei parlare di qualcosa di cui molti di voi probabilmente si sono già accorti.

In modo inconscio sicuramente, ma è una cosa con cui abbiamo a che fare noi tutti e praticamente ogni giorno.

Avete presente quella sensazione di tristezza, malinconia, solitudine, che magicamente scompare quando suoniamo il nostro strumento preferito, ci mettiamo a dipingere usando mille colori oppure quando usiamo la nostra passione per creare e costruire qualcosa di nuovo?

Non è una casualità, ma una vera e propria cura per l’anima ed il corpo.

Sto parlando dell’arte in tutte le sue forme, usata come strumento terapeutico di guarigione!

Vediamo innanzitutto come viene definita questa forma terapeutica: è un insieme di trattamenti psicoterapeutici in cui il principale strumento è l’espressione artistica, in qualsiasi forma essa sia, in cui la finalità è promuovere la salute e favorire la guarigione.

Non importa quali e quante risorse vengano utilizzate; sono le potenzialità che ognuno di noi possiede ad essere le protagoniste, al fine di elaborare il proprio vissuto e gli stati d’animo esprimendoli creativamente.

Esternare quello che si porta dentro fornisce una maggiore conoscenza e consapevolezza personale.
Da sempre infatti l’arte è considerata una forma di comunicazione vera e propria.

Il focus dell’arteterapia è il processo creativo in sé, non il risultato.
Insomma, a nessuno importerà se il tuo disegno assomiglia più ad un Picasso o ad un Monet o se suoni qualche nota stonata o se ancora cucinando una torta non sarà come quelle viste in tv!

L'arte è, in sostanza, un’esperienza sensoriale carica di profondi contenuti personali.

Un approccio medico/psicoterapeutico all’arteterapia è molto importante.
La produzione artistica infatti può alleviare lo stress e l’ansia, creando una risposta fisiologica di rilassamento e modificando lo stato d’animo.

Il lavoro arteterapeutico però non può essere indipendente da un lavoro medico/psicologico: entrambi i percorsi vanno portati avanti contemporaneamente al fine di darsi supporto l’uno all’altro.

Ma quando si sono accorti che l’arte potesse fornire un sostegno così importante alla salute delle persone?
Come hanno capito che esprimere sé stessi potesse aiutare a stare meglio e far guarire da determinate patologie o emozioni negative?

Questo processo ha indubbiamente radici che risalgono molto indietro nella storia.
Il percorso delle arti creative e curative ha inizio fin dall’antichità.
Infatti l’essere umano ha sempre percepito il bisogno di esprimersi.

Ma è solo con l’avvento della psicoanalisi (primi anni del XX secolo) che incrementa l’interesse degli psichiatri per l’arte dei loro pazienti.

Si dovette però aspettare che Freud sviluppasse le sue teorie dell’inconscio e sulle immagini oniriche per poter creare una relazione tra psiche ed espressione visiva.
Il prodotto artistico viene quindi considerato uno specchio del mondo interno del paziente, delle sue strutture mentali e dei suoi processi psichici e la creazione artistica in diventa materiale di interpretazione per l’analista.

Anche Carl Jung si interessò a questo processo terapeutico.
Ma mentre Freud si concentrava sul prodotto artistico, Jung poneva l’attenzione sul processo creativo come mezzo per esprimere le immagini dell’inconscio.

Ma in seguito, le vere fondatrici dell’arteterapia vennero individuate come Margaret Naumburg e Edith Kramer.

M. Naumburg considerava l’espressione artistica un modo per manifestare le proprie fantasie inconsce.
Ai pazienti chiedeva di disegnare i contenuti dei loro sogni.
Dovevano rilassarsi e scarabocchiare su un foglio di carta, tracciando senza pensarci linee continue e fluttuanti senza mai staccare lo strumento utilizzato.

E. Kramer, considerava l'arteterapia come un mezzo di sostegno dell’Io, capace di favorire lo sviluppo dell’identità personale e di promuovere una crescita interiore.

Ai giorni nostri questa forma di guarigione viene affiancata dai vari approcci terapeutici, con lo scopo di promuovere l’autoconsapevolezza e l’accettazione di sé, sviluppare abilità relazionali e comunicative.

Quindi non vi è un’arte migliore di un’altra.
Non c’è un bravo artista o uno cattivo.
Quello che conta è stare meglio, crescere, esternare tutte quelle sensazioni ed esperienze negative.

Pertanto che siate propensi alla pittura, alla scultura, al canto, a cucinare, a suonare uno strumento, alla danza, non importa: l’obiettivo è trovare il vostro percorso personale di guarigione attraverso l’espressione del vostro vero Io.

Non serve essere esperti.
Bisogna solo essere esperti del proprio benessere.

Buona arte a tutti!

Lorenza M

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Gestire l'ansia prima degli esami: si può!

Gli esami possono essere una fonte significativa di stress e ansia per molti studenti. Ma non temere! Esistono diverse strategie che possono aiutare a gestire l'ansia e a migliorare le performance durante gli esami. In questo articolo, esploreremo insieme alcune tecniche pratiche per affrontare l'ansia pre-esame e prepararsi in modo efficace?

Una buona preparazione è il primo passo per ridurre l'ansia. Una serie di azioni preliminari possono senz’altro risultare fondamentali per la buona riuscita dell’esame:

Pianificazione: inizia a studiare con largo anticipo rispetto alla data dell'esame e pianifica il tempo di studio in modo da coprire tutti gli argomenti con calma.

Revisione regolare: rivedi regolarmente le materie studiate per evitare di accumulare troppo lavoro all'ultimo momento.

Gestione dei materiali di studio: assicurati di avere tutti i materiali necessari, come appunti, libri di testo e risorse online. Fatto ciò, organizza i materiali in modo ordinato.

Oltre a queste tecniche, che aiutano nella preparazione e rendono più sicuri di sè e delle proprie capacità, non bisogna dimenticare le tecniche di rilassamento che, se inserite nella routine quotidiana, possono essere un valido aiuto nella gestione dello stress. Eccone alcune:

1) Respirazione profonda: esegui esercizi di respirazione profonda per calmare la mente e ridurre l'ansia. Inspira profondamente ed espira lentamente.

2) Meditazione: la meditazione può aiutare a ridurre lo stress e migliorare la concentrazione. Dedica qualche minuto al giorno alla meditazione guidata, puoi anche trovare tanti strumenti online per farlo!

3) Esercizio fisico: l'attività fisica regolare può alleviare lo stress e migliorare l'umore. Anche una breve passeggiata può fare la differenza.

4) Ultimo, ma non per importanza, è affrontare l'esame con le giuste strategie, e quindi adottare una serie di tecniche che possono contribuire a ridurre l’ansia e che ti aiuteranno a sentire di avere la situazione sotto controllo. In particolare è fondamentale:

  • Leggere o ascoltare le istruzioni: leggi o ascolta attentamente tutte le istruzioni prima di iniziare l'esame. Assicurati di comprendere correttamente le domande.
  • Gestire il tempo: suddividi il tempo a disposizione in modo da dedicarti adeguatamente a ciascuna domanda. Se una domanda ti sembra difficile, passa a quella successiva e torna indietro più tardi.
  • Restare calmi: se senti l'ansia aumentare durante l'esame, prendi qualche respiro profondo e cerca di calmarti. Ricorda che l'ansia può influenzare la tua performance, quindi cerca di mantenere la calma e fai affidamento sulla tua preparazione!

Concludendo, gestire l'ansia prima degli esami è essenziale per ottenere buoni risultati. Con una preparazione adeguata, l'adozione di tecniche di rilassamento e il controllo in sede di esame, è possibile ridurre significativamente lo stress e migliorare la concentrazione. Ricorda, è importante prendersi cura del proprio benessere mentale e fisico durante il periodo di preparazione agli esami, così potrai dare il meglio di te stesso!

Chiara F.

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Cose che mi hanno Segnato come Studente DSA: Riflessioni e Consigli per gli Insegnanti

Come studente con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), ho vissuto diverse esperienze che hanno lasciato un segno profondo nel mio percorso scolastico. Vorrei condividere alcune di queste esperienze non per criticare, ma per offrire una prospettiva che possa essere utile agli insegnanti. Comprendere il punto di vista di unə studentə con DSA può aiutare a creare un ambiente di apprendimento più inclusivo e favorevole a tuttə. Spero che queste riflessioni possano essere uno spunto per migliorare il supporto a chi, come me, affronta quotidianamente le sfide dell’apprendimento.

1. “I Tuoi Schemi Sono Sbagliati” senza Mai Ricevere Consigli Utili

Una delle esperienze che mi ha segnato profondamente è stata quella di sentirmi dire spesso che i miei schemi erano sbagliati, senza però ricevere indicazioni su come migliorarli. Per me, come per molti altri ragazzə con DSA, creare schemi o mappe concettuali è un modo fondamentale per organizzare le informazioni e cercare di comprenderle meglio. Quando mi veniva detto che i miei schemi non andavano bene, senza però suggerirmi un metodo alternativo o senza spiegarmi come renderli più efficaci, mi sentivo frustratə e disorientatə. In questi momenti, sarebbe stato di grande aiuto ricevere un feedback costruttivo, qualcosa che mi permettesse di capire dove stessi sbagliando e come potessi migliorare.

2. Rimanere Indietro per Paura di un Approccio Negativo

Un altro aspetto che mi ha segnato è stato l’atteggiamento degli insegnanti verso chi faticava a stare al passo con il resto della classe. Ogni volta che trovavo maggiore difficoltà in un argomento, preferivo rimanere indietro e non chiedere aiuto. Questo accadeva perché percepivo un approccio poco empatico e positivo da parte degli insegnanti verso chi aveva bisogno di più tempo per capire o per svolgere un compito. La paura di essere giudicatə o di ricevere un rimprovero mi frenava dal chiedere chiarimenti. Se ci fosse stato un ambiente più accogliente e un incoraggiamento a non avere timore di esprimere le proprie difficoltà, avrei probabilmente avuto il coraggio di cercare il supporto di cui avevo bisogno.

3. “Devi Solo Studiare di Più”: Una Risposta Demoralizzante

Infine, una delle frasi che mi ha maggiormente scoraggiato è stata “Devi solo studiare di più”, spesso usata come risposta alle interrogazioni andate male. Per unə studentə con DSA, questa frase può essere particolarmente dolorosa perché presuppone che la difficoltà dipenda unicamente dalla mancanza di impegno. La realtà è che, nonostante molte ore di studio, a volte mi trovavo comunque in difficoltà durante un’interrogazione. Spesso era dovuto al fatto che, pur avendo studiato, non riuscivo a formulare le risposte a causa della confusione nei miei pensieri. La pressione di dover dimostrare quanto appreso sotto stress e in tempi brevi può essere schiacciante. Avere un insegnante che capisca queste difficoltà e che sappia offrire supporto e comprensione piuttosto che semplici direttive generiche potrebbe fare una grande differenza nel nostro percorso scolastico.

Consigli per gli Insegnanti: Creare un Ambiente di Supporto e Ascolto

Alla luce delle esperienze che ho vissuto, vorrei offrire alcuni consigli agli insegnanti che potrebbero aiutare altri ragazzə come me a sentirsi più supportati e motivati:

1.Dare Feedback Continui e Costruttivi

Fornire feedback continui e dettagliati è fondamentale per aiutarci a capire non solo dove stiamo sbagliando, ma anche come possiamo migliorare. Un feedback costruttivo ci aiuta a crescere e a sviluppare le nostre capacità, mentre un giudizio negativo o poco chiaro può demoralizzarci e farci sentire incapaci.

2.Chiedere se va Tutto Bene e Offrire Aiuto Proattivamente

A volte, semplicemente chiedere a unə studentə se va tutto bene può fare una grande differenza. Anche se inizialmente la risposta potrebbe essere un “No, va tutto bene”, il fatto di sapere che l’insegnante è disponibile e disposto ad aiutare può incoraggiare a chiedere supporto in futuro. Mostrare interesse e disponibilità in modo proattivo crea un ambiente più sicuro e inclusivo.

3.Evitare Frasi Semplicistiche e Demoralizzanti

Frasi come “Devi solo studiare di più” possono sembrare innocue, ma per unə studentə con DSA possono avere un impatto negativo. È importante riconoscere che il nostro impegno è già alto e che le difficoltà che affrontiamo non derivano dalla mancanza di volontà o impegno, ma da un modo diverso di apprendere.

Conclusione

Come studente con DSA, ho imparato molto dalle mie esperienze scolastiche, sia positive che negative. Gli insegnanti hanno un ruolo cruciale nel creare un ambiente di apprendimento inclusivo e di supporto. Piccoli gesti, parole di incoraggiamento e una maggiore comprensione possono fare una grande differenza nella vita di unə ragazzə con DSA. Spero che queste riflessioni possano essere d’aiuto per migliorare il percorso educativo di tanti altrə. Grazie per l’attenzione e per l’impegno che mettete nel vostro lavoro!

Alessia Z.

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CAMBIAMENTI DELLA SCUOLA: VIA ALLA TECNOLOGIA!!!

Negli ultimi decenni, il mondo dell’istruzione ha avuto dei profondi e rapidi cambiamenti che hanno trasformato radicalmente la Scuola come la conosciamo.L’avvento della tecnologia, i mutamenti sociali e culturali, nonché le nuove esigenze educative hanno contribuito a ridefinire il volto dell’istruzione.

In questo articolo esploreremo com’è cambiata la scuola nel tempo, analizzando come le innovazioni tecnologiche l'hanno ridefinita nell’era moderna. Fino a poco tempo fa, il sistema scolastico era abbastanza diverso rispetto a quello che conosciamo oggi. L‘istruzione tradizionale è sempre stata basata su un apprendimento sostanzialmente passivo, puntando sulla lezione frontale e sulla memorizzazione di dati e concetti.Gli studenti erano spesso incoraggiati a imparare a memoria testi e formule, senza preoccuparsi dell’analisi critica e la comprensione profonda dei concetti. 

Anche se può non essere così evidente, il sistema scolastico anche in Italia ha subito trasformazioni significative nel corso del tempo, e queste trasformazioni sono state influenzate da diverse innovazioni. Esamineremo l’aspetto chiave del cambiamento nella scuola moderna: l’incorporazione della tecnologia nell’ambiente scolastico. L’introduzione dei computer, dei dispositivi mobili e delle lavagne multimediali o smart monitor connessi ad internet ha rivoluzionato gli ambienti classe. Pur con i dovuti limiti infrastrutturali e le differenze geografiche, molte aule sono diventate sempre più connesse, consentendo agli insegnanti di accedere a risorse digitali, ricerche online e strumenti di apprendimento interattivi. Ad accelerare il processo di cambiamento è stato l’avvento della pandemia da Covid-19 e la tempestiva necessità di traslare l’intero panorama scolastico dall’approccio fisico all’approccio digitale, conseguenza dell’isolamento causato dal lockdown.Il periodo pandemico ha sorprendentemente velocizzato il processo di digitalizzazione dell’istruzione scolastica.L’innovazione tecnologica è diventata una presenza costante nelle nostre vite e, di conseguenza, anche nelle nostre aule.

Ma quali sono i cinque vantaggi reali dell’uso della tecnologia in classe? 

1) Crea un ambiente di apprendimento più coinvolgente, infatti, la tecnologia può aiutare gli insegnanti a presentare gli argomenti in modi più interattivi e creativi in modo da stimolare gli studenti ad apprendere;

2) Prepara gli studenti per il futuro ossia sviluppare una vera e propria alfabetizzazione digitale per far comprendere come funzionano le tecnologie, come utilizzarle in modo sicuro ed etico, come sfruttarle per risolvere problemi e raggiungere obiettivi;

3) Migliora la connessione con gli studenti aumentando la comunicazione tra studenti e insegnanti, permettendo un scambio di idee più fluido e immediato;

4) Stimolare la collaborazione trai coetanei di un altro parse per un progetto globale; 

5) e Supportare lo studio.

Pertanto, si può concludere che navigare il vasto oceano della tecnologia può sembrare un’impresa ardua, ma con le giuste strategie e un pizzico di curiosità, si rivelerà un’avventura appassionante e ricca di scoperte. Non esiste una soluzione unica per tutti, ma esistono infinite possibilità per trasformare la vostra aula in un laboratorio di innovazione e apprendimento.

 Giuseppina M

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LA DIVERSITA'

Mi sono trasferita in Italia a cinque anni, per me era un mondo completamente diverso dalla mia meravigliosa India.

Sono stata sin dall’inizio una ragazza curiosa di tutto ciò che mi circondava e pronta a fare nuove amicizie. Ma questo mio entusiasmo nel conoscere altre persone, penso che non sia quasi mai stato reciproco.

Axel Honneth dice che ‘sta nell’esperienza del riconoscimento reciproco, la possibilità di stabilire un rapporto positivo con sé stessi’. Ma esistono due forme di riconoscimento: una positiva ed una negativa. Ahimè, io nella mia infanzia ed adolescenza sono venuta più a contatto con forme negative, che positive. Ho sempre percepito una sorta di discriminazione nei miei confronti da parte dei miei compagni, solo perché avevo una carnagione diversa dalla loro e provenivo da un altro paese. Non mi dimenticherò mai quando un bambino mi disse: ‘Non toccarmi! Mi potresti sporcare!’.

Durante la mia fase di crescita ho provato odio verso diverse piccole cose, alle quali nessuno presta molta attenzione. Odiavo l’ora della ricreazione, perché era quel momento dove si creavano dei gruppetti, tutti ridevano e scherzavano tra di loro, mentre io facevo merenda da sola. Odiavo quando le insegnanti decidevano di cambiare il compagno di banco, perché nessuno si voleva sedere vicino a me. Odiavo quando bisognava fare le squadre per giocare a pallamano, perché ero sempre l’ultima ad essere scelta. Persino odiai la mia provenienza, perché se fossi stata italiana, magari tutto sarebbe stato più ‘normale’.

L’unico periodo dove sono stata a contatto con delle forme positive di riconoscimento, è stato il biennio. Qui ho conosciuto la mia migliore amica, che adesso è come una sorella. Lei è stata una delle poche persone che mi ha stimata ed apprezzata, per quella che sono. I primi due anni di liceo sono stati indimenticabili per me, finalmente anch’io avevo qualcuno che mi voleva bene.

Ma purtroppo nel mio destino c’era scritto qualcos’altro. Infatti, mio padre dovette cambiare lavoro, ciò comportò un trasferimento dalla Basilicata al Veneto e i successivi tre anni di liceo furono un incubo. Mi trovai in una forma di coercizione e questo solo per colpa mia. Pur di non stare da sola, decisi di frequentare persone tossiche, una delle decisioni più brutte della mia vita. So che c’è un detto, che afferma: ‘Meglio soli, che mal accompagnati’, ma dopo aver sofferto sin dall’infazia di solitudine, non avevo alcuna voglia di rimanere nuovamente da sola (anche se devo dire la verità, quei tre anni sono comunque stati degli anni pieni di solitudine. Pur circondata da persone, mi sono sempre sentita lontana da tutti e c’era un vortice dentro di me, che mi divorava sempre di più, col passare del tempo).

Questo essere diversa, non l’ho provato solo nella mia vita scolastica, bensì anche nella mia vita quadidiana. Mi ricordo quando io e mio padre andavamo a fare compere e molte volte il negoziante sbuffava in faccia a mio padre, perché faceva fatica a parlare italaino. Posso dire che, non c’è quasi mai stato un senso di ‘empatia’. 

Tutti questi episodi mi hanno quasi sempre portata ad un processo di stigmatizzazione, ovvero, autoesclusione, dove ho sempre provato un senso di vergogna ed imbarazzo. Mi chiedevo spesso cosa avessi fatto di male, per non meritarmi qualche amico. E a cosa servisse la mia esistenza, se dovevo solo soffrire.

Ma tutto ciò che mi è capitato, mi ha anche insegnato molto. E soprattutto ad amare la diversità, che è una cosa bellissima. Mi piange il cuore quando penso alla me del passato, perché non sono mai riuscita a difendere la mia cultura e me stessa. Ma devo anche ammettere che se non avessi fatto certe esperienze, oggi, non sarei quella che sono e soprattutto innamorata delle mie origini.

Non dimentichiamo che la diversità delle culture, delle filosofie e delle invenzioni hanno permesso la nascita e lo sviluppo delle varie civiltà.

Molte persone anche oggi, purtroppo, soffrono di discriminazione e io voglio dire a tutte queste persone di non aver paura di essere sè stesse e non arrendersi mai. La vita è una sola, godetevela. Andate sempre avanti, dritti per la vostra strada, realizzando i vostri sogni. E soprattutto, non tenetevi il dolore dentro, apritevi! Vi assicuro che vi sentirete meglio con voi stessi. E non abbiate paura nell'alzare la vostra voce, contro chi non vi rispetta.

La diversità è una ricchezza e non una forma di inferiorità.

-Hk

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