Come diventare un buon docente

 

Accendere il fuoco della conoscenza, incuriosire il proprio allievo, alleggerire la lezione, semplificare gli argomenti ed incoraggiare continuamente lo studente: questi sono i capisaldi della pedagogia.

Non basta e non serve essere soltanto padroni delle discipline da insegnare, ma diviene fondamentale comprendere il livello culturale di chi abbiamo di fronte, la sua attitudine allo studio ed entrare in empatia con lui subito.

Non solo spronare allo studio, quindi, ma anche porsi nei panni del discente, fargli tirare fuori le proprie ansie e cercare di fugare i suoi dubbi: dopodiché si può procedere ad eliminare le lacune e fare quello che io definisco il labor limae ossia il lavoro di rifinitura.

L’esperienza nel campo dell’insegnamento è fondamentale, come in tutti i mestieri naturalmente: col tempo, infatti, s’ impara a saper dosare in modo corretto il metodo del bastone e della carota, ad aggiustare il tiro in itinere e a raggiungere il risultato che ci si è prefissati all’inizio.

Insomma per essere un ottimo tutor non è necessario essere onnisciente, ma saper insegnare in modo personalizzato, con metodo e con cura, argomenti e nozioni anche di una certa complessità. Andare ad informarsi su qualcosa che non si conosce o approfondire un aspetto non chiaro in toto su un dato argomento, non è sinonimo di incompetenza, al contrario è un modo di trasmettere al discente la consapevolezza che ognuno di noi può e deve continuamente migliorarsi.

Instillare il proprio sapere nell’altro è la mission del buon insegnante: attirare l’attenzione dell’ alunno facendo esempi vicini al suo mondo, utilizzare talvolta un linguaggio a lui conosciuto, cercare un’ immagine di quell’evento storico su Internet, invogliarlo ad un continuo e proficuo studio anche quando si ritrova da solo.

“Il sapere rende liberi” ed è questo che ogni discepolo deve comprendere e a cui è necessario ambisca: chi sa, colui che ha studiato bene, può districarsi in qualsiasi situazione, in ogni frangente della vita.

È questo che pungola i miei allievi, che li incoraggia a non arrendersi e a non diventare schiavi del sistema.

Anche una lezione di greco o di latino può trasformarsi in un’esperienza interessante, può indurre a pensare ad un viaggio futuro, alla lettura di un libro, alla conoscenza. Infatti un ottimo docente non deve annoiare: al contrario il suo scopo è di rendere il discente ansioso di ottenere una nuova lezione.

In definitiva essere bravi ad insegnare è proprio questo: un melting pot, un calderone di atteggiamenti positivi e propositivi: essere un esempio da seguire, stricto sensu, è la quintessenza del buon docente, sia con alunni bravissimi che con quelli da condurre alle colline d’oro con maggiore pazienza e abnegazione.

Annalisa Capaldo

 

 

 

 

 

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