La tesi di laurea. Storie semiserie.
Stavo pensando alla dicitura "essere in tesi" o "essere di tesi". Ovviamente scorretta, dal punto di vista grammaticale. La tesi al massimo "si fa", non si è.
Eppure c'è molta verità in questa frase: la tesi diventa un modo di essere, per mesi e mesi.
Il pacchetto studente universitario in tesi comprende:
- brancolare tra gli scaffali della biblioteca, in cerca del libro che ti risolva la vita. Quello che, insomma, ha già detto ciò che vorresti dire tu. Quello che non esiste, che non troverai mai (oh, com'è che tutti scrivono, ma mai quello che serve a me);
- caffè. Il corpo di un laureando è fatto per il 70% da caffè, e per il restante 30% da "chi me lo ha fatto fare";
- tradurre da riviste francesi, spagnole, tedesche. Ma tu fondamentalmente non sai né il francese, né lo spagnolo, men che meno il tedesco;
- lacrime di gioia quando vedevi un po' di inglese, che anni e anni passati a tradurre i testi delle canzoni dei Coldplay ti hanno reso più familiare;
- diventare amica di tutti i bibliotecari, al punto che anche se dimentichi il badge universitario per prendere i libri in prestito, fa niente, tanto loro si ricordano la tua data di nascita a memoria (tratto da una storia vera);
- se fai una tesi sperimentale (nel mio caso, su un disegno di legge che ancora non è legge) passare le giornate seduto in una stanza pregando per un aggiornamento decente sul sito della Camera dei Deputati;
- avere la pelle d'oca quando il relatore ti risponde alla mail;
- programmare l'intera esistenza in base ai giorni di ricevimento del relatore;
- andare in palla per cose come scegliere il colore della copertina della tesi. Che ti piacerebbe abbinare al colore del vestito. Ma chi ce l'ha il tempo di andarsi a comprare il vestito;
- avere il blocco dello scrittore per tutta la giornata, e diventare improvvisamente Giacomo Leopardi alle 4 del mattino. Chi ti credi di essere per dormire decentemente a un mese dalla laurea;
- salvare tutto quello che hai scritto su chiavette, computer, Drive, computer della coinquilina, e inviare una copia a tuo cugino che sta in Svizzera. Che se scoppia la guerra, la Svizzera è sempre neutrale;
- pensare di risolvere tutti i tuoi problemi trasferendoti in Svizzera.
Eccetera.
Non so perché penso queste cose, probabilmente perché quando non sei più dentro al pozzo, riesci a cogliere il lato comico delle situazioni.
Voglio incoraggiarvi, perché so esattamente cosa state passando. Vi assicuro che tutto questo finirà, e sarà bellissimo. Serve a farsi le ossa.
Ma tranquilli: c'è vita oltre la tesi.
@claudiagatt