Solo uno stupido ammasso di carta
Credo che molti non aprano un libro poiché vengono spaventati dal fatto che al suo interno, tra quelle parole, potrebbe esserci qualcosa che li riguardi, qualche frase che li rispecchi a pieno e in pochi secondi tutte quante le loro convinzioni potrebbero svanire.
Cosa? Può fare questo uno stupido ammasso di carta?
Certamente, e persino di più. Quello “stupido ammasso di carta” può trascinarti, travolgerti, entusiasmarti, annoiarti, deluderti, spaventarti, illuderti o parlare di te. Quello “stupido ammasso di carta” sono il male e il bene allo stesso tempo che si neutralizzano a vicenda, lasciando un vuoto ricolmo di idee e pensieri che fioriscono attraverso le parole. In quello “stupido ammasso di carta” vi è un’esplosione d’inchiostro che perfino l’autore stesso non è in grado di decifrare a pieno. In quello “scellerato sterminio di alberi” ci sono il tutto e il niente che portano ad una gratificante palingenesi cerebrale non appena si sprofonda nelle pagine di quell’oceano bianco e nero e si esclude, anche solo per qualche istante, la realtà. È come elevarsi in una profonda meditazione trascendentale per poi lasciare il mondo fisico entrando in un piano astrale, tanto assurdo quanto concreto.
Credo che la lettura non sia in realtà per tutti.
Molte persone leggono anche montagne di libri, ma limitandosi semplicemente al piacere. Non è, tuttavia, focalizzato tutto solo sul piacere, poiché il piacere è effimero. C’è molto di più, qualcosa di indefinibile a parole. Non lo si può raccontare con tanta facilità, è troppo personale. È situato nei meandri di un luogo remoto della nostra mente, fa parte di quella percentuale inutilizzata del nostro cervello.
Troppi si limitano al piacere essenziale anche in altro: nei film, nella musica, nell’arte, nel sesso, nei rapporti umani, nel cibo, nel vino, nei paesaggi, negli odori, nei viaggi… Intorno è disponibile tutto un panorama sperimentabile, tanto orribile quanto affascinante; elementi opposti che si attraggono, come calamite.
Bisognerebbe andare oltre e vivere ciò che ci circonda. Ecco, viverlo. Bisognerebbe viverlo un libro, quasi come se lo avessimo scritto noi; lasciare spazio al valzer dei nostri neuroni con le parole contenute in esso, diventando tutt’uno con la melodia letterale che risuona rimbalzando in un’eco tra libro, occhio e mente.
Probabilmente tutto ciò potrebbe essere interpretato come una mera fantasia di un lettore qualunque. Che cos’ha, però, di strano la fantasia che non abbia la realtà? Quello che ci circonda sembra essere reale quanto un “trip” mentale di un tossico e non lascia spazio neppure all’immaginazione, che è un elemento fondamentale. Senza di essa si continua a vivere chiusi dentro gabbie di impenetrabili certezze. Una “tangibile immaginazione” è quella che un libro può darti. Sì, esattamente quello “stupido ammasso di carta straccia”.
Di Nicolò Volontè