FILOSOFIA O “FILOFOLLIA”?

 

È un circolo vizioso senza capo né coda, proprio perché manca qualcosa che potrebbe essere definito come: la risposta che chiunque cerca; la risposta che abolirebbe qualsiasi «perché?».

Filosofia o “filofollia”, perciò? Sanno, i filosofi, di riflettere su questioni che non hanno mai avuto e non avranno mai risposte concrete e definitive, nonostante ciò persistono con sfrontata caparbietà  a crucciarsi battendo la testa un muro invalicabile, oltre il quale è situato il «sapere» negriero; esso dà un assaggio di se stesso da un ridicolo spiraglio nel muro e chiede il triplo del pensiero in cambio, in questo modo la mente si riduce sempre più fino ad arrivare a perdere lucidità. Il filosofo può solo immaginare le risposte alle sue domande, è come un cieco che lavora di fantasia per osservare il mondo esterno, tuttavia ciò che immagina si potrà solamente avvicinare un minimo a come sia realmente il mondo che lo circonda e oltretutto non potrà mai sapere se la sua immaginazione corrisponda o meno al vero. Il filosofo, però, brama il «sapere» fino allo sfinimento, anche se resta conscio del fatto che con esso non potrà mai passarci insieme nemmeno un istante di pura lussuria. Non è forse pazzia questa?


Il pensiero consuma e dà assuefazione, è una droga; il pensiero è il tarlo nella mente che si ciba pian piano di neuroni e sinapsi. Di certo non fa bene ad anima e corpo, ma non si può farne a meno; l’unica speranza resta quella di aggrapparsi ad un pensiero, ad una mentalità comune e ad essa collegare un significato soggettivo da attribuire alla propria esistenza. Insomma adattarsi a uno stile di vita, tuttavia ciò non è per tutti: è solo per i mediocri, gli inerti e gli inetti; è per coloro che si sono abbandonati all’ignoranza; è per coloro che hanno lasciato la materia grigia in strada a diventare tutt’una con l’asfalto.


È difficile, perciò, scegliere: impazzire pensando o impazzire “dormendo”? La seconda scelta è quella più comoda, mentre la prima scelta non porta a nulla di buono. Resta comunque la possibilità di scegliere, anche se la seconda scelta ha soppiantato di gran lunga la prima; d’altronde non si arriverebbe lontano se al potere ci fossero solamente pensatori e filosofi, no? Si vivrebbe nel nulla, nel vuoto costante; senza filosofia sembra indiscutibilmente che possa esistere qualcosa di concreto, in realtà c’è solo una lastra instabile nel vuoto dove tutti quanti possono appoggiare i piedi ed è questo che serve, è di questo che l’essere umano ha bisogno.
Ormai siamo «zombie», carne marcia, e quando a qualcuno viene un’idea su di un argomento esistenziale la espone ad altri affinché possano confrontarsi; ciò, tuttavia non costituisce un simposio filosofico, bensì una semplice chiacchierata. La filosofia è morta da tempo assieme ai suoi massimi esponenti, poiché i “filosofi” di oggi stanno dentro al salotto di «Pomeriggio cinque».

Di Nicolò Volontè 

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