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Non cedere alla non vita di fronte alla morte

Sapete, io ho una paura incredibile della vita che si ferma all'improvviso, sento davvero l'infinità piccolezza della razza umana, l'inutile vacuità dell'uomo che, poi, si riduce a polvere.

 

Sento, tutto questo, con infinita miseria e prostrazione: le ginocchia al petto e il cuore che pompa il sangue troppo forte quando penso all'imprevedibilità con cui il nostro meccanismo biologico possa fare clic e collassare dall'interno.

È tutta questione di essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato, quando, però, la nostra convenzione estetica ci ha sempre insegnato che un cinema, il lungomare, un ristorante, lo stadio, un concerto, un treno che taglia le campagne, siano proprio i luoghi del Bello: è il dove siamo spinti quando vogliamo festeggiare l'Amore, la compagnia, la riuscita di un obiettivo, la Vita.

Sono tempi miseri, gretti ed aridi, vuoti dall'interno e fatti di livore fuori, anni in cui essere umani è l'ignominia più grande.

Sono tempi in cui verrebbe troppo facile far assalirsi dalla paura, rinunciare a viaggiare, a spostarsi, ad andare, rinchiudersi all'interno del proprio confine territoriale, delle proprie quattro mure soffocanti, evitare gli aeroporti, le stazioni, i luoghi gremiti di persone con gli accendini e le braccia al cielo: lasciarsi spegnere lentamente dalla paura di Quelli, inconsapevoli dell'ossequio che stiamo loro porgendo.

La risposta, forse, è proprio Vivere, prendere queste morti, queste stragi, questa infinità cattiveria dell'uomo, questa sua infinità piccolezza, come una spinta alla vitalità. A me, questo, in momenti di paura vera, me l'ha insegnato una donna vecchia di centoottantatre anni: mi ha detto che la morte, la paralisi, l'improvviso brutale stopparsi dell'esistenza, deve essere l'abbecedario dell'uomo verso la Vitality, un'energia di spendere in modo profondo e compiuto l'Esistenza.

La donna era Emily Dickinson, ma io, ora, lo dico a voi e vi dico di continuare a vivere con più energia di prima, di continuare a viaggiare, a spostarvi, ad imbarcarvi, ad accrescere il desiderio di diversità e di cultura. La vita è breve e, a volte, difficile davvero: restiamo umani pieni di ambizioni, di progetti, di passioni, di forti ideologie, di grandi idee, senza smarrirci in vacuità. Con la testa alta alle relazioni autentiche, alle passioni nobili, alla luce di un tramonto sul mare, ad un libro quando volge alla sua conclusione, alla buona musica, ad un pianoforte, alle corde da accordare di una chitarra. Restiamo umani coltivando l'Amore, coccolando i genitori, i nonni o il loro ricordo; giochiamo con i cani senza preoccuparci di sporcare le mani, lasciamo che ci lecchino tra le dita dei piedi, giochiamo con i bambini e la loro rassicurante ingenuità, rispondiamo ad un telefono di plastica e cibiamoci di un cibo invisibile cotto su un fornello di cartone. Le lettere scriviamole a mano, 'ché la tecnologia nell'impatto si rompe mentre il De Repubblica di Cicerone esiste ancora. E allora facciamo questo: esistiamo ancora, spendiamo energie unicamente per vivere ancora. Leggi tanto, studia di più, scrivi quando tremi, canta, suona, coltiva una passione fino in fondo, corri quando hai paura, nuota, fa' il bagno tra gli scogli, con la maschera guarda il mondo che c'è giù.

Solo così capirai di essere una parte significativa di un limitato universo, solo così sarai uomo davvero, vestendoti, ogni mattina, delle cose che contano.

Il dono più grande dell'uomo, rispetto all'animale, è di porsi i grandi interrogativi, di praticare l'empatia, di avere, nella perseveranza di chi lo fa fino in fondo, paura di vivere. Queste morti, queste stragi, queste vite spezzate, siano la risposta di fronte all'entropia dell'universo: dopo l'immenso dolore che ne deriva, siano la spinta alla vitalità che porti avanti anche l'esistenza di chi si è visto fermato.

Io, oggi pomeriggio, prenderò un aereo: mio papà mi ha svegliata alle 7 con un bacio in fronte augurandomi buon viaggio. Io rendo grazie a chi mi ha insegnato l'Amore puro, ricordo la morte e, per loro, mi costringo a vivere a pieno anche se, a volte, vivere sembra un'impresa troppo ardua.

 

Riflessione di Miriam Fragomeni dopo gli eventi di Nizza

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