QUALCUNO HA DETTO «CRISI»?
Senza se e senza ma.
Le cose vanno dette come uno le pensa, anzi spesso come molti le pensano ma non hanno il coraggio di dirle.
Attenzione, i pensieri seguenti sono uno sfogo artistico dell'autore e vanno interpretati come concetti filosofici e non puramente pragmatici. Nella consapevolezza che le persone hanno l'attitudine, spesso inconscia, di far "pervadere" un problema, se a scuola vanno male in matematica diranno: «vado male a scuola» se non riescono in una cosa diranno: «non sono capace in niente» se conoscono un amico o un parente che ha perso il lavoro diranno: «c'è la crisi!»
Finché qualcuno non ha avuto la brillante idea di urlare a squarciagola «C’è la crisi!» tutti andavano avanti normalmente, con la propria routine e con la propria vita. Cos’è cambiato? Nulla. È stata semplicemente aggiunta la parola «crisi» nel vocabolario del popolo. Una parola nella quale si trovano scuse, cinque lettere nelle quali ci si rintana per comodità. Certo, in primo luogo è stata un’ottima agevolazione per lo Stato, ma dilungandosi nel tempo è risultato confortevole anche per i cittadini: anziani, adulti e soprattutto per i giovani.
La crisi è stata accompagnata dalla disoccupazione e i giovani hanno iniziato a “marciare” sopra ad essa, estrapolandone una scusante per non darsi da fare. Così ora possono starsene a casa tutto il giorno a giocare alla Playstation vivendo sulle spalle dei propri genitori che credono ciecamente al telegiornale!
Gli adulti in essa hanno trovato una sorta di oasi di tranquillità, avendo a disposizione un fattore da usare per lamentarsi dei politici, del proprio Stato e del loro Paese. Fingono che gli dispiaccia realmente, si fingono sempre più provati e adirati. Eppure continuano a viziare i figli con I-Phone e vestiti firmati, sì, esattamente coloro che vanno in giro dicendo che c’è poco lavoro e che non girano soldi.
Ed eccoci qui, intrappolati in quest’enorme bolla di nome «crisi» che con il tempo viene costantemente alimentata da acqua e sapone e si dovrà fare una fatica tremenda per esploderla. Ciò che, però, dovrebbe far riflettere è che basta la piccola mano di un bambino per scoppiare una bolla.
Tutto è alimentato dalla “credenza”. Le persone credono fino allo sfinimento e i giovani sono quelli più condizionabili, restano fermi a farsi modellare la mente come fosse pongo, invece di reagire. Basterebbe la volontà di attivarsi, la volontà di rimboccarsi le maniche e di lottare per un determinato ideale.
Per fare ciò che ti rende felice.
Chiunque ti dice che non lo puoi fare, ma le opinioni altrui non contano quando si è determinati a realizzarsi.
Dunque, questa miserabile parola «crisi» è solamente il prodotto di qualche avveduto pensatore.
È solo una parola.
Se esistesse realmente la crisi staremmo tutti morendo di fame, tutti!
Quando entreremo al supermercato e non ci sarà più nulla da mangiare sugli scaffali, potremo dire «Crisi»!
Di Nicolò Volontè