Quanto costa essere il migliore?

 

Fin da quando siamo molto piccoli, veniamo immersi nel mondo della competizione, senza nemmeno rendercene conto. Pensiamo alle elementari. A quanti di noi sarà capitato di sbirciare il compito del nostro compagno che aveva preso un voto più alto, per poi mettere il broncio e pensare "La prossima volta sarò io il migliore"?

Andando avanti, passando per le superiori e per l'università, la nostra voglia di primeggiare, anche a causa delle forti pressioni che riceviamo dall'esterno, come le notizie sulla precarietà del mondo del lavoro, aumenta vertiginosamente, diventando un traguardo che è importante raggiungere ad ogni costo. Devi essere il migliore, questo è il mantra. 

Ma dove si pone esattamente la sottile linea tra l'impegno e la voglia di primeggiare? E quante volte, magari accecati dal desiderio di essere i migliori, il fatto stesso di capire e assimilare i nostri esami o verifiche è passato in secondo piano, annebbiato dall'idea di prendere il massimo ad ogni costo? E magari, di alcuni di quegli esami noi oggi ricordiamo perfettamente il voto, ma non altrettanto bene la sostanza di ciò che abbiamo studiato con tanta fatica. 

Per concludere, il confronto con gli altri e anche una sana dose di competitività sono senza dubbio importanti. Rischiano però di diventare controproducenti quando tutto ciò che facciamo o studiamo si trasforma solo in un faticoso tentativo di dimostrare agli altri quanto siamo più bravi di loro, mentre le prime persone a dover essere soddisfatte del nostro lavoro dovremmo invece essere noi stessi. 

 Senza dubbio spesso è il mondo stesso in cui viviamo in cui viviamo a mandarci un messaggio molto chiaro: "sii il migliore, e tutto andrà bene." Non è forse arrivato il momento di sostituire ciò con un più sano e realistico "impegnati sempre in ciò che fai, e se non basta, la prossima volta impegnati di più." Ci sarà sempre qualcuno più bravo di te. Sii solo la versione migliore di te stesso.