La matematica che vorrei

Con la matematica non ho mai avuto un grande rapporto.
 
Se mi ci metto la capisco anche, ma non mi è mai interessata davvero, non la trovo affascinante, non mi è stato richiesto. Al liceo grazie al cielo avevo una compagna di banco che a differenza mia la matematica la capiva davvero, quindi io mi sono sempre limitata a capire fino ad un certo punto, poi subentrava lei. E anche se non sprizzo radici quadrate da tutti i pori, ho avuto sempre buoni voti, e ne riconosco l'utilità. Non sempre ciò che serve coincide con ciò che ci piace. Ma questo rende ancora più interessante la sfida. 
 
In coro con tutte le persone che non hanno la matematica nel sangue, una cosa però possiamo dirla: quello che abbiamo capito, lo abbiamo capito davvero. 
Una regola che io ho subito capito ad esempio, è questa: cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia.
 
Quindi se fai 2+3 fa 5. Se fai 3+2 fa sempre 5. 
 
Questa regola dobbiamo imparare ad utilizzarla nella vita.
 
Perché alle volte siamo lì ad aspettare che, cambiando l'ordine delle cose, non ci esca fuori il 5. Pensiamo che le situazioni cambino, mescolando meglio il 2 con il 3, perché ''così mi hanno detto''. Quando invece tutto ciò che è moltiplicato per sentito dire vale sempre 0.
 
Ce l'hanno insegnato alle elementari, ma non l'abbiamo applicato alla vita: "cambiando l'ordine degli addendi, il risultato non cambia".
 
E quindi, invece di aspettare lì con le mani in mano che succeda qualcosa, invece di continuare a mescolare sempre le stesse cose, gli stessi metodi di studio, o di approccio alla vita, sperando che stavolta esca fuori un risultato diverso, senti a me: smettila di cambiare l'ordine degli addendi. Cambia gli addendi.
 
@claudiagatt

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